Famiglia di acciugai

Il mio trisnonno Pìn de Feo, il bisnonno Pinèt de Rocio e successivamente mio nonno Pinìn Rovera scendevano ogni anno dalla Borgata Ghio di Dronero, si fermavano a Tetti dove prendevano il carretto costruito apposta per trasportare i pesanti barili di acciughe, mettevano la cinghia del carretto in spalla e si avviavano verso le Langhe e il Roero.

Lì avrebbero girato di cascina in cascina cercando di vendere acciughe sotto sale, merluzzo e aringhe. A fine giornata in pagamento andava bene anche il baratto, qualche etto di acciughe in cambio di una minestra calda o di un posto a dormire nel fienile.

Ogni anno partivano dopo ferragosto e lasciavano la moglie e i figli lassù, a trascorrere l’inverno nella stalla, scaldati da calore delle mucche.
Da ferragosto, infatti, non c’era più lavoro nei campi lassù, a 1240 mt: l’unico taglio di fieno era stato fatto, si erano portati a casa un po’ di segale e di grano saraceno. Così tutti gli uomini in età da lavoro scendevano con un carretto verso la pianura. I più esperti e abili avevano acquistato, con un contratto collettivo, le acciughe salate dalla Spagna e dalla Sicilia, il merluzzo dalla Norvegia e le aringhe. Il pesce arrivava a Genova e di qui veniva spedito con il treno nelle zone in cui i diversi acciugai sarebbero arrivati: a Torino, a Milano, a Piacenza, a Tortona, a Domodossola, ad Alba.
Nelle colline albesi l’acciugaio imparava a parlare il piemontese, perché lì non avrebbero capito la sua lingua, quell’occitano di antica origine.
Il prodotto che consegnava era di grande qualità, e soprattutto, nelle case lo aspettavano per la sua cortesia e per la cura con la quale staccava le acciughe in particolare l’ultima, accompagnata dalla frase rituale, ‘una per la cuoca’!

Tornavano a Ghio a fine febbraio, per trasformarsi in contadini, seminare qualche cereale, preparare il fienile per l’unico taglio di fieno e, normalmente ad anni alterni, per conoscere un nuovo figlio nato durante il loro esodo.

Un giorno Pinìn convinse la famiglia a trasferirsi ad Alba, smise di girare le Langhe con il carretto e acquisì un posto fisso nel mercato di Alba, in piazza Rossetti. Giovanna Traversa

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