Testimone: Anna Rovera nata a Dronero il 27/02/1909, morta a Bra nel maggio del 2002
Intervistatrice: Elena Rovera
Luogo e data della registrazione: Bra, 20 marzo 1996
Intervistatrice: Dove lo mettevate il grano?
Testimone: Dove lo seminavamo? Oh, lì dietro deve c’è le piante adesso.
Intervistatrice: Se lei sereire?
Testimone: Sempre seminato il grano, oh, sì, poi alla casetta, alla Bara, a Reinaud, seminato il grano, o anche lassù al Pian d’Insuiliò, dovevamo fare il pane per tutto 1’anno.
Intervistatrice: E quando maturava?
Testimone: Maturava a agosto, agosto, prima maturava la segala, prima.
Intervistatrice: La segala, dove la mettevate?
Testimone: La, mettevamo ai Bac, ma perché il grano non viene lì ai Bac, il grano viene solo doove c’è più tanto sole, al diritto, perché altrimenti.
Intervistatrice: A l’andrec, l’andrec come dici? Come dite?
Testimone: A l’adrec
Intervistatrice: La segala e poi volevo
Testimone: Lo sai cos’è l’adrec?
Intervistatrice: Sì, sì, lo so. E poi?
Testimone: Dal Pian dal Bial, perché è da quella parte là.
Intervistatrice: Sì, l’adrec, e la segala quando maturava?
Testimone: Sì, la segala mattava prima, maturava, qualche volta si faceva, avevamo ancora da maturare il fieno e i nostri dicevano, perché delle volte il tempo non accompagnava, avevamo ancora da far del fieno lassù al Pian Chiù e la segala maturava al principio di luglio.
Intervistatrice: Il fieno quante volte lo facevate?
Testimone: Il fieno? no, solo al Pra del Bial, lì lo tagliavamo due volte, tre, perché lì facevamo venire l’acqua del Bial, quando si metteva l’acqua e quello facevano crescere così, facevano crescere, ma non la potevamo prendere solo noi, oh, un giorno per uno, quelli che avevano i prati lì così, sì, sì.
Intervistatrice: Lì due vòlte e negli altri posti lo tagliavate una. volta sola il fieno0
Testimone: Eh una volta perché.
Intervistatrice: Quando? Alla fine di giugno?
Testimone: Oh, il fieno si taglia a la fine di giugno, così, e a luglio e a Santa Margherita eravamo alla grangetta e una volta e poi, magari, se il tempo faceva ancora buono si metteva le bestie al pascolo, era lì a l’ubac a Pian di e portavamo le bestie.
Tratto da:
Testimone: Mettevamo delle rame che mettevamo nel grano , che le fermasse.
Intervistatrice: Perché mettevate le rame nel grano?
Testimone: Perché mettevamo ? perché sì, altrimenti si cugiava, si piegava
Intervistatrice: Ah mettevate dei rami nel grano? Rami di cosa?
Testimone: E li preparavamo quei rami.
Intervistatrice: Ma in mezzo al campo li mettevate?
Testimone: E li mettevamo in mezzo al grano , facevamo dei filagni, disim , perché altrimenti veniva la pioggia o il vento, oh, già.
Intervistatrice: Capito. E senti un po’ ma , e poi quei rami lì frenavano le mele anche?
Testimone: Eh?
Intervistatrice: Fermavano le mele, anche?
Testimone: Eh, fermavano le mele, eh, ma prima le toglievamo dal grano perché non potevamo tagliare il grano con
Intervistatrice: Sì, sì, certo
Testimone: Dis en desbrundar lu gran, prima andava en brundar
Intervistatrice: Anbrundar?
Testimone: En brundar, quando mettevamo le piantale, en brundar andava desbrundar
Intervistatrice: Ma il grano , allora facevate solo delle file, poi una fila di rami?
Testimone: Ma no , almeno largo così.
Intervistatrice: Capito. E lasciavate uno spazio tra un pezzo di grano e l’altro per mettere i rami?
Testimone: E si portava così è troppo largo così , così
Intervistatrice: Sessanta centimetri, un metro.
Testimone: E che le rame prendevamo di quelle de fraisse , delle fraisse andavano bene e poi si prendeva anche un po’ di quelle del faggio, de fau
Intervistatrice: Ah, senti un po’, il mercato a Dronero, quando c’era?
Testimone: Il lunedì, ancora adesso.
Intervistatrice: Voi andavate il lunedì; e andavate a San Bastian, tu pensi, che questo bambino va a San Bastian a vendere?
Testimone: Eh, a San Sebastian, quando si arriva lì , lì che c’è quella piazzetta, lì è San Bastian .
Intervistatrice: Ecco, non solo sotto, quel San Bastian, quel chiosco piccolo, anche in tutta la piazza Lì?
Testimone: Eh. C’erano sempre i granatin
Intervistatrice: Lì sotto
Testimone: o anche intorno
Intervistatrice: Anche intorno
Testimone: Per, una volta si vendeva il grano nei sacchi , il riso nei sacchi, e lì c’era la piazza dei granatin
Tratto da:
Intervistatrice: Mi dici come pulivate il grano?
Testimone: Il grano, una volta tagliato si batteva
Intervistatrice: Lo portavate a casa?
Testimone: Eh, sì facevamo i covoni, i covonetti, poi lo portavamo a casa.
Intervistatrice: Con che cosa? Con l’asino o a spalla?
Testimone: Se era lontano con l’asino, ma dove si seminava si portava così, sai, sulle spalle, si legava un po’ di , un po’ di covoni e si portava.
Intervistatrice: E poi? lo facevate seccare? seccava già nel campo?
Testimone: Eh, sì , allora si metteva, mettevano sotto una coperta, una tovaglia, per dire, noi mettevamo le coperte, al sole
Intervistatrice: Dove lo mettevate al sole?
Testimone: Nel prato , lì vicino a casa. Noi lo portavamo Ilài derèire perché lì c’é il sole bello, anche qualcuno ci chiamava: “Posso mettere al sole nel tuo campo?”
Intervistatrice: Ma non è in pendenza?
Testimone: Non è tanto in pendenza, lì sopra è quasi piano. E poi quando era secco , cercavamo se c’era qualche pietrina, le pietre perché c’erano. Poi lo portavamo al mulino, perché battuto l’avevamo già prima
Intervistatrice: Dove lo battevate?
Testimone: Nei porti. Nel porti, ci mettevamo un grosso, una pietra grossa così, e si batteva su quella pietra
Intervistatrice: Chi è che faceva quel lavoro? I bambini, le donne, gli uomini?
Testimone: A battere? I bambini non son capaci. Gli uomini, le donne.
Intervistatrice: E quanto tempo impiegavate a battere il grano?
Testimone: Eh, poi quando, prima lo portavamo nel porti, quando, lì lasciavamo già seccare quei covoni, poi quand’era secco si portava nel porti.
Intervistatrice: Nel nostro purtiuet?
Testimone: No, antel Porti di Bep, laggiù o anche al Porti del Baciàss, perché se pioveva si portava nel porti , a volte approfittavamo di quando il tempo era brutto fuori, si batteva, il grano era giù che aspettava, si batteva sulla pietra e poi.
Intervistatrice: Quanto ci mettevate, un giorno a battere il grano o di più?
Testimone: Oh, di più.
Intervistatrice: Ogni tanto, non lo facevate tutto di fila, ogni tanto; quanti sacchi di grano facevate voi?
Testimone: Ma ne facevamo noi, neh, anche gli altri, però noi ne facevamo tanto.
Intervistatrice: Non sai quanto, più o meno?
Testimone: Oh, ma io non so.
Intervistatrice: Dieci, quindici, sei o venti, non so?
Testimone: Oh, dei sacchi, poi noi quando era poi secco, lo mettevamo nella, in una cassa per dire , ma ne avevate due voialtri grande, si metteva lì dentro, perché nei sacchi lo mettevamo poi solo quando lo portavamo al mulino E chiamavamo l’arce a quella, quella grossa, l’arce, mettevamo nell’arce, ma era una grossa cassa di legno , noi ne avevamo due
Intervistatrice: Poi lo facevate passare al, con il van, cosa usavate?
Testimone: Prima lo mondavamo col mundet, ce l’hai ancora te? Lu van , giàche. Col van, allora sai per pulirlo, col van lo facevamo, e poi per pulirlo proprio, allora si prendeva lu sernei, quello lo faceva ben pulito e, guardavamo che sia pulito, che non ci sia delle pietre, e poi si portava poi al mulino. Eh il grano dava del lavoro, eh, dava tutto del lavoro, lavoravamo tutto l’anno, tutto l’anno lì, e per una cosa e per l’altra.
Tratto da: