Quella della stella

An bòt i’avio n’ome che aveva una bambina e ma poi sua moglie è morta e allora ha pensato di risposarsi e si è preso un’altra donna , ha detto: “Così avrai di nuovo una mamma “, ha detto , solo che quella matrigna , non è che la guardava tanto di buon occhio e si è comprata anche lei una bambina , ha detto “Ben così siete due e guardate di volervi bene e andar d’accordo “.
Così crescevano le bambine, questa qui è venuta più alta prima, perché aveva qualche anno in più, e la matrigna ha detto: ” Adesso vai al pascolo ai Chiòt derèi perché te sei già alta” e le dava un po’ di pane e diceva: “Stai fino a stasera, così”.
E la bambina andava al pascolo , andava an pastùro.

E allora quella bambina era là al pascolo, è passata una donna, le ha detto: “Oh, bambina” e quella bambina ha detto: “Ciao”. 
Dice ” Sei tutta sola?” Chièlo ha detto: “Sì, sono sola”
“E stai tutto il giorno al pascolo?”
Ha detto: “Tutto il giorno al pascolo, perché la mia matrigna mi ha detto così di stare”.
E dice: “Io passo di qua, ti vedo sempre qua” e poi gli ha detto: “Vuoi venirmi a pettinare?” .
“Volentieri”. E’ andata lì, la pettinava . La vecchia ha detto: “Che cosa trovi?” “Ma, qualche pidocchietto”.
“E va bene, i pidocchietti”.
E poi la bambina ha detto: “Mi scusi, signora, io devo prepararmi anche un fascio di legna lì alla Trèsso dove c’è il Buschèt, un fascio di le­gno secco per bruciare, e poi la matrigna mi ha dato da filare”.
Aveva due fusi: “Da fare queste due fusate” ha detto e la signora ha detto: “Va ben, va bene, guarda, fa’ come ti dico io, metti i due fusi sulle corna delle mucche , attaccali alla corda, attacchi alla corda lu ristùn e sulle corna gli metti i fusi e poi stendi la corda, stendilo là, allarga la corda, poi vieni a pettinarmi”.
La bambina ha detto “Sì”
E allora la bambina ha fatto così, dentro tremava un po’, aveva paura della matrigna, e poi quando è stata l’ora di andare a casa, che il sole cominciava a abbassare, allora quella signora gli ha detto: “Adesso vai pure a casa se devi andare “. Ha detto: ” Eh, adesso che abbassa il sole, la mia matri­gna vuol sempre che io vada a casa quando il sole gira”.
Ha detto: “Va pure”,
Allora la bambina va là e guarda: due belle fusate,  i fusi erano ben pieni di  filo e la bambina è stata proprio contenta,  poi si è gira­ta a guardare la corda in terra: un bel fascio di legno
“Oh, ha detto, sono a posto”.
La vecchietta ha detto: “Oh, ma io adesso vado a casa, grazie che mi hai pettinato “
“Di niente”, la bambina ha detto.
“Senti un po’, bambina, devi attra­versare un ponte per andare a casa?”
Ha detto: “Sì”
“E ben, quando sei sul ponte del Pra’ Sutàn, guarda poi su, guarda poi il cielo”
E la bambina ha detto: “Sì, sì” .
Allora si è incamminata, la bambina è andata a casa, ha salutato quella signora.
Quando è arrivata sul ponte, ha guar­dato su e le è caduta una stella sulla fronte: era già una bella bambinetta, come te, e poi con quella stella lì, oh che bella, faceva, faceva chiaro.
Allora è arrivata a casa, ma non sapeva la bam­bina e la matrigna le ha detto: ” Cosa hai fatto? Che cosa hai fatto?”
Ha detto: “Niente”
“Hai filato il filo? “Si” aveva due belle fusate.
“E la legna l’hai portata? E che cosa ti è successo là?”
Ha detto: “Niente”
“E che cosa hai lì sulla fronte ?” aveva quella luce della stella.
Ha detto: “Non so, è venuta una signora e mi ha detto che quando passavo sul ponte…”, le ha spiegato la faccenda: “Prima mi ha fatto attaccare i fusi alle code, ho messo i ristoni sulle corna, ho steso la corda, e poi mi ha detto di pettinarla, io l’ho pettinata, poi mi ha detto che quando passavo sul ponte, avessi guardato il cielo, e io l’ho guardato, ho fatto tutto quello lì, ma…”.
Allora l’altra, l’altra sorella, l’altra era bruttina, ha detto: “Domani vengo io, mamma, domani vengo io al pascolo”.
E la mamma ha detto: “Se vuoi andare te, va te”
“Sì, sì, vengo io”.
Allora all’ indomani la matrigna ha mandato la sua figlia e l’altra è stata a casa.
Allora questa è andata e quando è stata là, stava già attenta se vedeva la signora.
E la signora è arrivata, ha detto: ” Ciao, bambina”
“Oh – ha detto – lei è la signora che ha fatto cadere la stella?”
La vecchietta ha fatto finta di niente e ha detto: “ E tua sorella? ”
“E mia sorella oggi è stata a casa, son venuta io “
“Va bene”.
Han parlato un momen­tino e: “Vuole che la pettini?” la bimba ha chiesto alla signora: “Vuole che la pettini?”
“Se vuoi, pettinarmi”
“Ma, io metto anche i fusi sulle cor­na e poi attacco lu ristùn alla coda? ”
E la signora ha dì: “Metti lu ristùn , e attacca i fusi sulle corna ”
“E adesso stendo anche la corda?”
“Beh, stendi anche la corda”.
La ragazzina era affanata di an­dare a casa, di vedere le cose pronte, ha detto: “Adesso io devo andare a casa”
” Eh be’, va pure” la signo­ra ha detto.
“Ma adesso vengo a pettinarvi?”
“E vieni a pettinarmi”
E allora è anda­ta a pettinarla. “Cosa trovi bambina?”
“Uh, de puiàs e de lendernàs, de puiass e de lendernàs, pidocchiacci grossi e delle lèndre, come diciamo, de lendernas”
“Eh be”.
La bambina si è girata a guardare: le mucche avevano perso i fusi, la rista era tutta sbardata
Ha detto: “Eh, beh , quelle mucche sono cattive! Ha guardato la corda, niente legno, ma non ha detto: “La mia mamma mi sgrida”, niente.
Ha detto: “Adesso io vado casa”.
E la signora: “Eh, be’ vai pure a casa”.
“Adesso quan­do sei sul ponte, guarda poi su”
E allora la bambina faceva correre le mucche per arrivare presto al ponte.
Come è arrivata sul ponte, ha guardato e le è caduta sulla fronte, non la stella, ‘na buso, qualcosa di scuro. Allora quella contenta, lei si credeva di essere bella come l’altra bambina.
Era ancora lontano: “Mamma, io ho anche la stella”
E sua mamma, oh sua mamma! Era ancora più brutta di prima perché le era caduto qualcosa che l’aveva fatta ancor più brutta.
Sua mamma ha detto “Vieni che ti lavo”.
Ma più la lavava e più veniva brut­ta, perché era cattiva e allora, e allora, passava il tempo e mentre le bambine crescevano la più grande veniva bella, era proprio una bella bambina, la seconda era sempre brutta.
La matrigna era un po’ gelosa, perché l’altra era bella così e la sua no, e allora le comprava sempre dei bei vestitini, al­la sua, alla più grande niente.
E la domenica andavano a messa, gli aveva comprato un bel vestito sua mamma e quell’altra si era messo il ve­stito di tutti i giorni, ha detto: “Come sei bella, sei bella, sei proprio ben vestita!”
“Noi andiamo a messa e tu stai a casa e devi lavare tutte quelle robe lì e poi fai pranzo, mentre noi arriviamo da Messa”.
Lo­ro sono andate a Messa e la bambina era cresciuta, era là che lavava.
Capita che viene di nuovo quella signora che aveva trovato al pa­scolo, è di nuovo passata di lì, ha detto: “Oh, bambina”  e la bambi­na ha detto: “Buongiorno signora ”
“Eh, ma, adesso oggi è domenica, non si deve lavare, lavorare, e devi andare a essa”.
Ha detto: “No, la mia matrigna mi ha dato da fare questo lavoro e poi fare pranzo, a Messa non posso andare, poi io non ho dei vestiti per andare a Messa”
La signora le ha detto: “Va’, va’ a Messa, vestiti!”
“Ma io non ho dei vestiti, vestita così non mi oso andare in chiesa, perché la gente…”
Allora la signora gli ha detto: “Guarda, sta tranquilla, rompi quella me­la “.
Le dà una mela: “Rompi quella mela, dentro c’è un vestito, vestiti, e va’ a Messa”.
Chielò ha dì: “Ma.. – aveva paura della matrigna – poi la matrigna arriva”
“No, tu non pensare, a lavare le robe ci pen­so io, tu quando il prete, sai, la Messa, è finita, tu esci subito, vieni subito a casa e mettiti a posto, la tua matrigna non sa niente, non le dici niente”.
Allora la ragazza ha fatto così, ha rotto quella mela, oh, è uscito un vestito di stelle, bello, un vestito di stelle con le scarpette, allora quella bambina si è vestita, com’era bella!, è entrata in  chiesa lì, la Messa era al principio, ma la chiesa era già piena, tutti l’han guardata.
La signora le aveva detto: “E vai ben davanti, al banco davanti alla tua matrigna”
Lei va al banco davanti la matrigna, e loro due non l’han mica cono­sciuta, non avevano il minimo pensiero, perché l’avevano lasciata a ca­sa, e poi vestita così, no.
E allora, quando la Messa stava per finire, è uscita, e lì c’era anche il figlio del re nella chiesa.
La gente guardava tutta quella bambina, è uscita, è andata a casa subito, ha trovato il pranzo pronto,
la tavola preparata, tutto in ordine le robe, e allora loro sono arrivate a casa la matrigna e le ha detto:
“Se tu fossi venuta a Messa!”
A dì: “Cosa c’è?”
“Se fossi venuta a Messa, che bella bambina c’era e ben vestita, altro che te!”
Voleva dire “Te sei bella, ma non hai altro che te!”
“E ben io non sono an­data, io non posso vestirmi”.
E allora è arrivata un’altra domenica dopo e la matrigna le dava sempre da fare perché dei lavori in casa ce n’è  tanti, gli dava sempre da fare, gli ha detto: “C’è da seminare il grano, fai pulito i semi, fai pulite queste grane, e guarda di farlo bene, che non ci sia più nessuna pietrina e , intanto, fai pranzo”
E va bene. Allora loro sono andate a Messa, e la matrigna comprava dei bei vestiti per fare contenta la sua figlia che non era bella.
“Io vado a Messa, ti piace il mio vestito?”
“Sì mi piace, ti sta bene, sei proprio bella con quel vestito lì, dì anche una preghiera per me, e io guardo di fare il lavoro”
Oh, lei non sapeva!
Mentre che era lì che raccoglieva le pietrine nel grano, passa di nuovo quella signora , e ha detto:
“Oh, ma bambina, ma tu non vai nessuna volta a Messa?”
E la bambina è stata mortificata, ha detto: ” Oh, signora mi scusi, tanto io non posso, perché la mia matrigna non mi lascia andar a Messa, la mia matrigna mi dà da lavorare, devo fare pulito tutto questo grano e non lasciare nessuna pietrina e poi devo fare pranzo, mentre loro arrivano.”
“Poi io non ho i vestiti, perché la mia matrigna chiude la casa con la chiave , non posso andare a vestirmi. Allora la signora ha detto: “Rompi quella noce, vestiti e va ben davanti alla tua matrigna , mettiti il banco davanti alla tua matrigna, ma ricordati che quando la messa si finisce tu esci su­bito e vieni subito a casa” “Va bene”. Allora rompe quella noce , dentro c’era un vestito con la luna, ancora più bello che l’altro.
Oh, la bambina sai, stava stupita a vedersi così bella , allora si veste, mette quel vestitino con le scarpette, e poi va nella chiesa. Oh, lì tutti la guardavano. E allora la bambina quando la Messa si finiva, oh, partiva subito , come partiva, o crispa, e allora lì c’era il figlio del re , ha detto: “Ma guarda, io quella bambina la vorrei salutare, ma sparisce, ma se viene ancora una volta, se domenica viene ancora a messa, tanto la fermo, io mi metto nella porta, e nella porta deve passare”.
E’ passata la settimana e loro non pensavano proprio a niente, la sua matrigna , non pensava niente, perché quella era una cosa straordinaria avere dei vestiti così e non le comprava mai niente, comprava sempre alla sua ramurgiùn per dire che era brutta come un murgiun e poi era anche cattiva era un murgiun. E’ passata di nuovo la settimana e arriva la domenica, quella volta le ha dato di nuovo da fare un lavoro, da cucire, da rammendare qualcosa: “E cuci queste robe e poi intanto si fa ora di fare pranzo, che noi arriviamo, che il pranzo sia pronto.
E la bambinet­ta diceva: “Sì, sì”. Lei era brava, era gentile con la sua matrigna, con la sua sorellastra, el murgiùn.
“E cuci queste robe, erano ben lavate, ce n’era un mucchio, e poi fai pranzo”.
E ha detto “Sì”. E allora era lì che cuciva con un mucchio di robe davanti, viene di nuovo la signora, ha detto: “Ma bambina e a Messa? La domenica si va a Messa “
” Scusi signora, io non posso, perché la mia matrigna e poi non ci posso andare, devo fare il mio lavoro che mi dà da fare”
Ha detto: “Ma, ascoltami me, non pensare al lavoro, il lavoro te lo faccio io , voglio che vai a Messa, taglia questa pera”, le ha dato una bella pera. “Taglia questa pera e vestiti e vai a Messa e vai ben davanti alla tua matrigna”.
E ha detto: “Sì, sì”
Allora taglia quella pera, esce fuori un vestito del sole , più bello degli altri e con le scarpette, tutto col sole. Ascolta la signora: “Va pure e sta tranquilla , ricordati solo di venire a casa presto. Quando la Messa è finita, tu esci.”
E allora il figlio del Re ha detto: “Se viene ancora un’altra volta io sto nella porta, dalla porta deve passare”.
Allora arriva di nuovo la bambina, tutti guardano la bambina perché era bella, bella, era già proprio bella poi vestita così!
Ah, allora il figlio del Re si è messo nella porta, à dì: “Questa deve passare di qua”, perché sì informava, ma nessuno sapeva chi era quella bambina, nessuno.
Allora si è fatta la Messa, all’ora di andare a casa, lei ha fatto un segno di croce ed è partita, ma, quando è arrivata lì nella porta non ci ha fatto neanche caso che c’era qualcuno lì che la voleva salutare e cercava di passare.
Il figlio del Re ha visto che passava, ha messo la gamba e quella si è ingambarata,  ma non  è caduta, ma ha perso la scarpetta, ma non si è fermata a prenderla, niente, ha fatto il suo viaggio che doveva fare senza la scarpa.
Allora il figlio del Re ha detto: “Adesso io voglio sapere chi è quella bambina ” e ha ordinato che tutte le mamme dovevano portare le bambine da un’età così a misurare la scarpetta.
E va che lì avevano portato tutte le mamme e andavano, una la scarpa non entrava, l’altra era troppo grande, la scarpetta non andava bene, e allora la matrigna ha detto: ‘Vieni , andiamo anche noi, ha detto alla sua murgiun, che il figlio del Re vuol vedere .
E allora sono andate, la scarpa non andava.
Allora il Re ha visto così, ha detto “Guardate che se vengo a sapere che qualcuno ha una ragazza in casa , ma che non me l’ha portata a misurare la scarpa , lo metto in prigione, lo castigo”.
Allora la matrigna si e un po’ risentita e ha detto: “Oh, io ne ho ancora una là, ma quella non può essere, perché quella a Messa non ci va mai”
A dì: “Ma, a Messa o non a Messa, io voglio misurare la scarpa”.
Allora è andata a casa e le ha detto: “Vieni, il Re vuol misurarti la scarpa, l’ha misurata a tutti gli altri, la scarpa non va bene” .
E allora la ragazza à dì: ” Un attimo che io mi do una lavata perché…”
Allora la ragazza si è vestita un po’ decente, è andata, ma , come è arrivata là, il figlio del re l’ha già conosciuta, ma ha detto: “Proviamo la scarpetta anche a questa ragazza”.
Come mette il piede, la scarpetta era perfetta . “Ah, ha detto, questa è la ragazza che ha perso la scarpa”. Dice “E l’altra scarpetta è a casa”.
Sua matrigna è calata dalle nuvole, cosa vuoi fare? è ca­lata dalle nuvole, ma non è andata a casa; e il figlio del Re à dì: “Adesso questa ragazza” così si è informato che non era la sua figlia, ha detto “Adesso io vengo da suo papà e gliela chiedo per sposa, la vo­glio sposare”.
Puoi immaginarti la matrigna, la matrigna, e anche lu murgiun, ma non potevano dire niente, perché era brava quella bambina, era docile e anche con la sua matrigna e anche con la sua sorellastra, ma la matrigna non la vedeva di buon occhio , e così il Re è andato a chiederla a suo papà che la voleva sposare.

E si sono sposati, han fatto delle nozze grandi e grosse, mamma diceva timblo timbalo, aveva la senevra sotto la cua, chi vulìo balàr balàvo, l’arro­sto sul tavolo, chi vulìo taiàr taiàvo, e poi timblo, timballo e vìulin clarinette, han fatto tante di quelle nozze, e la bambina bella si è abbracciata con l’altra murgiùn come fosse sua sorella e sono ancora là adesso. Hai visto quella della stella?

Testimone: Anna Rovera nata a Dronero il 27/02/1909, morta a Bra nel maggio del 2002
Intervistatrice: Elena Rovera
Luogo e data della registrazione: Bra, 3 aprile 1996

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