Testimone: Anna Rovera nata a Dronero il 27/02/1909, morta a Bra nel maggio del 2002
Intervistatrice: Elena Rovera
Luogo e data della registrazione: Bra, 20 marzo 1996
Intervistatrice:. Li han sparati col cannone?
Testimone: Col cannone, li mettevano sulla punta del cannone, poi facevano partire, il più grosso pezzo non han più trovato un orecchio, oh, già, vedi.
Intervistatrice: Senti una cosa: come te la immagini la borsetta del comando? Com’è nella tua mente?
Testimone: Ma io mi sembra che sia una borsetta, una di quelle borsettine che abbiamo, che abbiamo dentro e la catenin del rosario, sai, abbiamo quelle bors, io ho una borsettina di pelle che dentro, dentro c’è la corona del rosario. Allora quella borasetta a me mi sembra che sia.
Intervistatrice: Di che colore quella borsetta lì, del comando?
Testimone: La mia?
Intervistatrice:. Quella dal comando, come te la immagini?
Testimone: Quella del comand sembrava un marron, un marron un po’ chiaro, un po’ chiaro, ma quando si è giovani cosa si pensa,
Intervistatrice: Senti una cosa: secondo te, questo re dove abitava che la signora andava a portargli il latte?
Testimone: Ah , prima Giuanin
Intervistatrice: Il re dove abitava, in che paese, in che paese era, in che città?
Testimone: Ah, io non so, sarà stato a Londra, sarà stato a Londra.
Intervistatrice: E questa madrina dove andava Giuanin, tu te la immaginavi in un posto, in una casa?
Testimone: E quella madrina abitava in una casa, come noi che siamo madrina di qualcuno.
Intervistatrice: Ma quando tu parli di Giuanin che va da sua madrina, nella tua testa pensi che va in un posto di Co’ de Ghiu?
Testimone: Ah, se io penso di Co’ de Ghiu, sembra sempre che vada dalla mia madrina, nella sua stalla, perché Giuanin andava a trovare madrina che è già vecchia, ah, e noi siamo sempre stati lassù, vedi, le madrine stavano anche là, solo che mi sembrava che le madrine erano sapienti, che sapevano, sapevano a insegnare, mi sembra così.
Intervistatrice: Eh, ma quando, a Co’ de Ghiu, quando si cercava di mettere una madrina a un bambino, si cercava una donna più vecchia, più giovane o bastava che fosse una sorella di qualcuno?
Testimone: Così, mettevano sempre dei suoi parenti, prima cosa, per prima cosa mettevano le sorelle e poi i parenti.
Intervistatrice: Ma voi le vostre madrine della tua famiglia, erano proprio donne sapienti?
Testimone: E mia madrina sapeva, io non so se era confronto a me che ero piccola che sapevo niente, ma la madrina sapeva, io magari mi facevo male, correvo, mi facevo , uh, sai anche la mamma diceva: “ Ma va’, va’ da madrina, va’.” E si andava prima da madrina; madrina mi guardava, diceva: “Qui bisogna lavarti con acqua salata, con acqua salata.” Ah, sapevano solo quello, poverine.
Intervistatrice: E le altre madrine, dei tuoi fratelli?
Testimone: Una volta sono caduta, son battuta il naso, oh, si è messo a uscire il sangue ohhh, usciva il sangue e lì c’era, ho incontrato una donna ho incontrato una donna, quella donna abitava anche là vicino a madrina, oh, ha detto: ” Va’, va’, corri, va’ da tua madrina”, e io sono andata e madrina ha detto : “Cosa hai fatto?” “Oh, mi diceva sempre: “Ninin”, sempre “Ninin cosa hai fatto?” “E perché sono caduta.” “Oh, aspetta neh”, guardava e prendeva uno straccetto di tela, poi ti bagnava, bagnava sul naso, bagnava la fronte e quello faceva cessare il sangue, e quello un po’ si, bagnandoti con l’acqua fredda, eh, faceva, faceva coagulare il sangue. Oh, mi ricordo perché una volta mi ero piantato una spina nel piede, andavamo scalzi, poi camminavo tutta zoppa, e i nostri erano sempre a lavorare, madrina, sai, era quasi sempre a casa.
Intervistatrice: Come mai?
Testimone: Madrina era già più anziana, e i suoi figli erano alti, stava a casa accudire le bestie, e invece papà e mamma, poverini, erano, io ero la più alta, tutti gli altri dietro, due anni da uno all’altro. Oh, io sono andata anche delle volte da mia madrina per quelle cosette là, e anche la gente così di Co’ de Ghiù dicevano.
Intervistatrice E cosa ti ha fatto quella volta della spina nel piede?
Testimone: E mi ero piantato la spina.
Intervistatrice . E lei come te l’ha tolta?
Testimone: E me l’ha tolta con ; da madrina mi lasciavo anche fare, perché fosse magari stato da mamma, invece madrina mi, ohhh, ha un po’ guardato e à dì “Ehhh, e dove sei passata? .Aspetta, adesso, io te la tolgo, perché hai male camminando.” Io te la tolgo.” Loro prendevano una spilla, una spilla, un ago, e te la prendevano, prendevano la spira e se c’era una spina che non si prendeva, allora dicevano: “Bisogna bruciarla.” Metti a scaldare l’acqua bollente, proprio che bolle, poi bagni il dito dentro perché se la spina era. Quei vecchi erano capaci a fare quelle cose, i vecchi erano, non come adesso che c’è il dottore, gira voltato, una volta noi, là sopra, ah, ben c’era quelle donne vecchie sapevano, avevano anche imparato dai suoi vecchi.
Intervistatrice E voi camminavate scalzi tutto l’anno?
Testimone: Non tutto 1’anno, però d’estate così andavamo scalzi, noialtri bambini, andavamo scalzi, oh, ricordo che papà sgridava alla mamma, papà, e perché tagliavamo il grano, eh, ma poi col grano tagliato e la mamma ci faceva raccogliere le spighe, ma la pelle ci faceva male ai piedi, eh, oh, mille volte che papà diceva, e noi provavamo, ah, ma poi mi son fatta male, papà diceva: “Ma tu sei un Criste – diceva- ma come fai a mandare il bambino lì; e mettiti un po’ tu – diceva papà – prova a metterti tu e poi camminare lì.” Papà non, papà ci voi, non lo so, noi dicevamo sempre che papà era più bravo e dicevamo: “Oh, il papà è bravo, oh, glielo dico al papà, al papà.”
Intervistatrice Dove lo mettevate il grano?
Testimone: Dove lo seminavamo? Oh, lì dietro deve c’è le piante adesso.
Intervistatrice: Se lei sereire?
Testimone: Sempre seminato il grano, oh, sì, poi alla casetta, alla Bara, a Reinaud, seminato il grano, o anche lassù al Pian d’Insuiliò, dovevamo fare il pane per tutto 1’anno.
Intervistatrice . E quando maturava?
Testimone: Maturava a agosto, agosto, prima maturava la segala, prima.
Intervistatrice: La segala, dove la mettevate?
Testimone: La, mettevamo ai Bac, ma perché il grano non viene lì ai Bac, il grano viene solo doove c’è più tanto sole, al diritto, perché altrimenti.
Intervistatrice: A l’andrec, l’andrec come dici? Come dite
Testimone: A l’adrec
Intervistatrice: La segala e poi volevo
Testimone: Lo sai cos’è l’adrec?
Intervistatrice: Sì, sì, lo so. E poi?
Testimone: Dal Pian dal Bial, perché è da quella parte là.
Intervistatrice: Sì, l’adrec, e la segala quando maturava?
Testimone: Sì, la segala mattava prima, maturava, qualche volta si faceva, avevamo ancora da maturare il fieno e i nostri dicevano, perché delle volte il tempo non accompagnava, avevamo ancora da far del fieno lassù al Pian Chiù e la segala maturava al principio di luglio.
Intervistatrice: Il fieno quante volte lo facevate?
Testimone: Il fieno? no, solo al pra del Piai, lì lo tagliavamo due volte, tre, perché lì facevamo venire l’acqua del Pial, quando si metteva l’acqua e quello facevano crescere così, facevano crescere, ma non lo potevamo prendere solo noi, oh, un giorno per uno, quelli che avevano i prati lì così, sì, sì.
Intervistatrice: Lì due vòlte e negli altri posti lo tagliavate una volta sola il fieno.
Testimone: Eh una volta perché.
Intervistatrice: Quando? Alla fine di giugno?
Testimone: Oh, il fieno si taglia a la fine di giugno, così, e a luglio e a Santa Margherita eravamo alla grangetta e una volta e poi, magari, se il tempo faceva ancora buono si metteva le bestie al pascolo, era lì a li Bac a Pian di e portavamo le bestie.
Intervistatrice: Voi quante bestie avevate?
Testimone: Oh, sempre due mucche, due mucche e l’asinello.
Intervistatrice: E c’era delle famiglie che avevano più tante mucche?
Testimone: C’era anche questa mia, adesso deve sono andata, loro ne avevano sempre tre, tre mucche, ma erano anche tanta gente, capisci, perché ci va del lavoro; io mi ricordo , perché una volta non era come adesso che van fare il militare, poi basta, li richiamavano, perché una volta, ogni tanto, ogni cent’anni, facevano la guerra, 1a guerra. Io mi ricordo che papà è partito due volte e una volta c’era la mamma che piangeva, ma dal tempo, proprio al tempo del fieno, partiva, doveva, andare a fare, il militare, si chiamavano ‘i richiamati’. C’era il re e loro facevano la guerra, capisci, loro volevano aveva sempre i soldati pronti che sapessero tutte le cose. E mi ricordo due volte che papà è partito, da richiamato; una volta la mamma diceva; “Ma guarda, una volta io con quattro o cinque bambini”, una volta li facevano stare solo venti giorni , eh, già, solo venti giorni, qualche volta un mese, forse quei con quattro bambini eh, già solo venti giorni, e una volta andavano i suoi fratelli di mia mamma, venivano ad aiutare, e una volta li richiamavano ii militari così, adesso no, adesso non li richiamano più e qualche volta, parlando di quando Maddalena, si sa che Maddalena e già.
Intervistatrice: Ma voi qual era la vostra ricchezza più grossa per vivere?
Testimone: Venivano anche giù, un po’ d’inverno, perché a stare proprio là era un cattivo affare, sai, lì invece l’inverno che lassù non si potava far niente, perché lassù, quando l’inverno, quando era inverno, più che prendere il fieno sul Porti, la, paglia che ti hai portato d’estate, che hai ammucchiato, accudire le bestie e le bestie avevano, prendevamo il vitellino, capisci, il vitellino, lo prendevamo, stavamo senza latte noialtri per darlo ai vitellini, e andavamo giù, si preparava anche un po’ di bosco e quei lunghi così, e poi con l’asino lo mettevamo sopra l’asino, allora andavamo a Cartignan, a Cartignan c’era uno che, era più vicino che a Dronero, c’era uno che comprava il bosco e mentre aveva un negozio un negozietto che aveva un po’ di tutto, un po’ di tutto da mangiare e oh, io da piccola mia mamma mi mandava già assieme agli altri, eh già, mi mandava già assieme a Marianin, che era mia , tu l’hai conosciuta, no, Marianin d’la Ruà , e questa aveva tre anni più di me, allora mamma diceva: “Te Marianin le dai ” “Sì, sì”, e Marianin era già grandina, e io andavo con Marianin e con anche gli altri vicini, se capitava, qualcosa, eh, si faceva una vita grama,ma noi essendo di là.
Intervistatrice: Veniva quanta neve, tanta neve, quanta neve veniva?
Testimone: Di neve, uh, di neve, al cinque di, tanta ne veniva, un anno al cinque di marzo, un metro e più, un metro e più di neve al cinque di marzo, glielo dico ai nostri qua, un giorno faceva la neve, oh, dicevano adesso e già tardi, adesso è già tardi à di: “ Adesso è già tardi”, ma a Co’ de Ghiu era alta allora, un metro, un metro e venti, abbiamo chiamato aiuto a quelli di Co’ di Sant, Co’ di Sant, che venivano.
Intervistatrice: Come avete fatte a chiamare aiuto?
Testimone: Eh, andavamo lì ai Port, ai Port, fino ai Porti lì; si faceva la strada, lì era vicino, e quei di lassù e la mamma di Pina, la mamma di zia Pina, ecco quella abitava a Co’ di Sab, proprio quella casa che guardava Co’ de Ghiu, era, si era sposata, era là, la sorella di ……. : si chiamava Inot, allora lassù era venuto suo fratello, Gian Brichetti, quello di Torino, era venuto a comprare le patate, nella primavera così, e loro vendevano le patate, questa gente qua, dice che comperando quelle di montagna, rendevano tanto, allora le vendeva a questa gente qua, veniva lassù da noi , veniva sempre: “Va bene, portate giù, portatele , belle a posto, perché io ve le pago, come le vendete sulla piazza, state tranquille.” Allora era venuto, quella è l’ultima volta che mi ricordo che è venuta tanta neve così e tardi, e non poteva più andare via, è venuto due o tre volte a salutarci nella stalla, sai, lui era giovanotto, noi eravamo anche delle ragazzine e ci ha detto: “Oh, domani parto”, ha chiamato aiuto a sua sorella, è andato dai Porti là, e ci aveva una sorella che si chiamava Nina come me, era del tempo mio, che aveva sposato oh, ma aveva una voce “Oh , Mainot” e sua sorella sentiva perché, allora diceva “Nina”, io ero Nina, “Nina”, e allora suo fratello ha detto: “Venite incontro, venite incontro” e da quella parte là, in Municipio facevano la strada, .quelli di Co’ di Sab avevano poco da fare di strada fino alla Cumba, sai, un pezzetto, facevano un pezzetto fino alla funivia, e poi era municipio, la strada faceva e questo non poteva più andare via e noi di qui a la Ruà, da Co’ de Ghiu alla Ruà è lontano neh farsi la strada, à dì: Vieni incontro, vienimi incontro” e noi facciamo la strada subito alla casetta e loro da Co’ di Sab son venuti in giù e ci siamo incontrati lì, alla casetta.
Intervistatrice: E quando stavate bloccati dalla neve come facevate per il mangiare?
Testimone: Oh, da mangiare, il blocco lassù non stavamo sprovvisti , neh, eh già, ah nell’autunno da mangiare i papà e le mamme ne preparavano, sai, eh già, la mamma comprava un quintale di riso, della pasta, la pasta non, non ne teneva tanta, facevamo le tagliatelle.
Intervistatrice: Le facevate voi? Avevate le uòva?
Testimone: Uh!
Intervistatrice: Facevate senza uova?
Testimone: Senza uova, sì.
Intervistatrice: Solo con la farina?
Testimone: Solo con la farina. La pasta però no, che era cara, io non so, che non rendeva tanto, ma il riso, e poi c’è anche un po’ di pasta, e poi il sale, oh, comprava sempre dieci chili di sale, e poi dello zucchero, due chili, perché ne facevamo niente di caffè, il caffè non si faceva, ma casomai che.
Intervistatrice: E poi la farina per la polenta?
Testimone: Ah, la farina della polenta, sì, oh, quella sì, oh quella un quintale, due quintali, la polenta, e poi della polenta ne comprava anche che la lasciavamo stare da macinare perché dice che si, sai, e stava più buona da macinare.
Intervistatrice: E poi la macinavate voi?
Testimone: No, andavamo al mulino, lì alla Ruà c’era il mulino; andavamo al mulin lì, e tu non l’hai più visto il mulino?
Intervistatrice: Sì, sì, dove c’era Tan di Bial?
Testimone: Eh? ’
Intervistatrice:. Lì da Tan di Bial? Da Tan di Bial?
Testimone: Lì, appena che arrivava lì, al Bial, in quella casa lì, c’era il mulino. E adesso , eh, han fatto aggiustare la casa; io un anno son passata di lì, allora io ho chiamato ed è uscita una signora e mi ha detto; “Io non voglio mica niente.” “Scusatemi – dico- solo che mi lasciate guardare la casa , dove son venuta tante e tante volte al mulino.” E la signora dice “Eh, già, qui c’era il mulino.” “E venivo sempre al mulino”.
Intervistatrice: Mulin di Bep, tu ti ricordi , no che c’era qualcuno? . ^
Testimone: No, c’era quella casetta lì, poi mi sembra ancora che c’era una pietra lì in terra.
Intervistatrice: E l’ha buttata giù la valanga ?
Testimone: l’abbiamo solo buttate via a fare la strada.
Intervistatrice: Capito.
Testimone: Oh, già , quelle due, c’era sempre il mulin, eh, quando han fatto la strada l’han buttato giù.
Intervistatrice: E senti una cosa: ma la valanga ti ricordi di qualche valanga grande, c’è qualcuna che ha fatto un danno più grosso? Veniva tutti gli anni?
Testimone: Veniva tutti gli anni perché tagliavano il fieno, la montagna era tutta pulita, e l’ultima volta che è venuta l’ha ancora vista Maddalena, vedi, l’ultima volta che era venuta , ma non era quella volta lì, quella volta lì era stata l’ultima, ma una volta venivano alte, eh, quella durava neh, non potevamo passare, andare a Dronero con le bestie e a portarci qualcosa da Dronero fino là, quello era lontano, non si può, era aprile, era d’aprile, e sembrava che perché era già d’aprile che facesse già, e lì dalla strada, lì da Pra Sottan, c’era nella strada c’era ancora un po’ di ghiaccio, per le bestie non si poteva passare e allora la gente vecchia o cosa chiamavano sempre i giovani; à dì: “Voialtri giovani andate ad aggiustare un po’ la strada lì, c’è solo più quel pezzetto lì, andate ancora fin lì alla Rocciaia e poi la strada sarebbe tutta a posto per le bestie” E noialtri, io c’ero, e poi tanti altri, quelli che eravamo a Co’ de Ghiu, solamente quei giovani e i giovani arrivavano già giù perché i giovani venivano sempre a vendere laggiù, ma a aprile arrivavano là per vendere le patate, e allora siamo andati, abbiamo preso le pale, siamo andati, abbiamo cominciato lì da Pra Sottan, basta, poi siamo andati fino lì alla Roccìaio) ancora alla Rocciaio, veniva sempre un polverino lì, un polverino, una valang, era una valanghetta piccola e “Togliete via quel polverino, possiamo passare con le bestie .
Intervistatrice: “Come dite in dialetto quel polverino lì”?
Testimone: Diuma poverin.
Intervistatrice: Pulverin?
Testimone: En poverin. E chiel a calava sempre de poverin.
Intervistatrice: Dici polverino o poverino?
Testimone: Nuiauti disia en puverin.
Intervistatrice: Puverin.
Testimone: Sì, dalla Rocciaia calava sempre en puverin, perché chiel puverin al partia da …. c’è quel campo e diritto, tu forse non sai.
Intervistatrice: Sì, sì, lo so, lo so.
Testimone: E partiva di là e saltava là, e noi siamo andati a fare, tutti contenti, eh, noialtri giovani, siamo andati a fare la strada, tutto a posto, poi venivamo su, abbiamo lavorato , come arriviamo lì al Puntet, come dicono, lu Puntet era lì sotto, sai quel, sai quel ponte di pietra e poi lì c’era poi il mulinetto eh, eravamo io e Margherita, sai le prime.
Intervistatrice: Che Margherita?
Testimone: E Margherita,
Intervistatrice: La mamma di Piera?
Testimone: La mamma di Piera, e noi venivamo su , e gli altri erano dietro, venivano, e noi siamo rimaste lì a …… , abbiamo visto una corsa, oh, abbiamo fatto, eh, l’ho vista prima io, oh, ho detto : “Ma guarda!”. Ali, per carità. , noi siamo andati a fare la strada, è venuta giù una valanga, e sai quella ci prendeva sotto.
Intervistatrice: E fin dove è arrivata?
Testimone: E noi arrivavamo da, sotto, eravamo andati alla Rocciaia a togliere il puverin, ohhh, siamo stati incantati, abbiamo aspettato gli altri che venivano su: à dì: “E venite a vedere, venite a vedere, e come facciamo adesso a passare dalla casa, come facciamo9” e ma c’era la mamma di Margherita, la mamma di Margherita era una, brava donna, era, non so dire, prevedeva i pericoli, capisci, perché noi poi l’abbiamo detto, abbiamo detto :”Beh”, ha detto : ” E ma io sono stata a guardare da là, sono stata a guardare se vi vedevo, gridavo sai, ma non è tanto che uno senta poi a gridare, è venuta giù la valanga quel momento che noi, non era più tanto grossa, sai a quel tempo, aprile.
Intervistatrice: Era aprile, non sai di che anno era più o meno?
Testimone: Oh, no, ah, no, no.
Intervistatrice: Ma più o meno.
Testimone: Più o meno, ma non c’era proprio più tanto neve, tanto è arrivata ancora laggiù.
Intervistatrice: E tu quanti anni avevi?
Testimone: E’ arrivata ancora laggiù sul Mulinet, ecco poi c’era.
Intervistatrice: Lì da Co’ de Bec.
Testimone: Dal Mulinet, dal Mulinet de Bec, aveva lasciato libero il Mulìnet, si era fermata proprio e noi, come siamo arrivati 1ì al ponte, oh, abbiamo visto quel mucchio, à dì: “Ma crispa, siamo passati e lavorando, cantando, scherzando e adesso, oh, già”.
Intervistatrice: Quanti anni avevi tu più o meno?
Testimone: Io degli anni ne avevo, ma non so più, ma ero proprio grande.
Intervistatrice: Ma non eri sposata, no?
Testimone: No, no,no,no, ero ancora da sposare, no ero giovane, avrò avuto l6-l8 anni, non ci ho fatto caso, ma quello mi ricordo sempre, ma quello non era quell’anno che, quell’anno che ? abbiamo chiesto aiuto a Co ‘ di Sac, era più tardi, era più tardi. Oh, io ne ho viste delle cose con quella neve là. E una volta quella donna lì, quella, era la nonna di Piera, quella aveva paura, prevedeva le cose, era anche aprile, così, à dì, ma io non lo so se c’era già, e c’era barba Giusin , sai il pra’ del Biat, quello che abbiamo là al Biat, era di barba Giusin e dice che era là che rastrellava nel prato , quello poi faceva, poi che è venuta giù una valanga e quella signora dice: “Ma io guardavo dal balcone” e diceva e diceva : “Io ho sempre paura perché”, mentre la valanga di sopra che veniva, ah, quella si è messa a urla,re: “Giusin; Giusin”, e barba Giusin lo diceva, à dì, “Ma scapu mac, c’è la valanga.” Oh, barba Giusin diceva: “Ho lasciato stare il rastrello lì, quel diavolo mi andava sopra ” dice, non erui più tanto grande perché lì è andata solo più al ponte, là c’era il ponte, deve si traversa adesso , si fermava, tanti anni si fermava su quel pente, lì c’era una grossa, pietra , e quando veniva giù piano si fermava, ma intanto lassù al prato, oh, per carità, arriva sul prato lì, era pericolosa la valanga, era pericolosa.
Intervistatrice: Però non c’è mai stato nessuno morto, nessun proprio incidente?
Testimone: Ho, no, la gente era previdente, perché , ma.
Intervistatrice: La valanga più o meno cadeva sempre a aprile, più o meno”
Testimone: Eh, sì, quando aprile, quando cominciava a fare, allora quello si distacca dalla montagna, io non so come , distaccandosi dalla montagna veniva giù tutta quella valanga, non lo so, e fino lì al ponte, tanti anni andava lì fino al ponte, e tanti anni andava più in giù, andava fino al Puntet.
Intervistatrice: Va bene.
Testimone: Lo dico sempre a questi qui che han comprato la nostra, casa, da Franca, quando parliamo così, io dico, perché loro vanno, io dico: “Guardate, fate come volete, però non fidatevi. Ho ancora il pensiero di quello che ho visto, di quello che, glielo ho detto anche a Franco: “Voialtri andate su, fate attenzione, perché.” e poi ho detto: “Anche per dire, voialtri andate su credete di passare la notte là, dormire, ma al mattino non siete più sicuri di poter andar giù.”
Intervistatrice: Ma la valanga cade, bisogna fare attenzione in primavera, proprie in pieno inverno no .
Testimone: No, perché, in primavera, in primavera, allora sì, quello ammogliendosi, ammogliendosi, e si andava, e poi i nostri sapevano già anche che lei partiva sempre dall’Arpiolo, si chiama 1’Arpiolo, un pia, c’è un prato che è diritto, non è da Co’ de Ghiu, è da quello della Cumba e allora partiva sempre di lì, e mia mamma, loro sapevano già , sapevano quando all’ Arpiola, io non so più se era quando la tagliavano o quando non la tagliavano, perché l’erba si faceva solo ogni due anni, altrimenti non la tagliavano no, perché ce n’era poca, invece lasciando allora si faceva più tanto fieno.
Intervistatrice: Che vuol dire “lasciare en veire”, la lasciavano vedere.
Testimone: Non tagliavano l’erba.
Intervistatrice: Ma ‘veire’ vuol dire vedere, no? Lasala en veire , la lasciavano vedere?
Testimone: No, la lasciavano da tagliare.
Intervistatrice: Ma ‘Veire’ vuol dire “da tagliare”?
Testimone: Eh, lassala en veire, e quella canzon quando dice, il gallo dice ‘Me li dai du marteleire, me li pratu a i su veire”.
Intervistatrice: Cantala, te la ricordi? Cantala un momento quella lì del gallo.
Testimone: E te non la sai.
Intervistatrice: No
Testimone: Oh, ma e adesso?
Intervistatrice: E cantala un momento
Testimone: Oh, arriva la sera del carlevé, monsù gal el va a viée, va a viée a ca’ d’la galina, l’à ni pan e ni farina, se seta lì da pé, o poi Bela mi vo limé.
Intervistatrice: Mi vo lì ?
Testimone: Mi vo lime, o mi bela vien me mi, che mi seio un bon partì / e se vele nen crede/ mandé la gent a veire/ vi dirà la, verità che mi siulu castigà/ ai tut lon che mi lu prat a già i casei, ai mi daie li martelé mi ai cumpralu ai suvéire,
Intervistatrice: Basta? Bella! Proprio bella. Bene.
Testimone: Basta. Quella del gobbo e una, gobba te l’ho detta quella?
Intervistatrice: No. Dilla, dilla pure.
Testimone: Ma no, è una canzoncina.
Intervistatrice: Dilla.
Testimone: C’era un gobbo, c’era un gobbo e una gobba pumpupum, che all’età , che all’età di novant’anni pumpupum, eran pieni, eran pieni di affanni pumpupum per potersi per potersi maritar tralala , no
Intervistatrice: Basta così?
Testimone: Gobbo il padre, gobbo il padre e la madre pumpupum, e il fratello , e il fratello e la sorella pumpupum, gobba tutta, gobba tutta la parentela pumpupum, gobbi tutti, gobbi tutti in verità, tralala; gobbo il prete, gobbo il prete che li sposava pumpupum, e il sacrista, e il sacrista e l’assistente pumpupum, gobba tutta, gobba tutta quella gente pumpupum, gobbi tutti, gobbi tutti in verità tralala; alla fine, alla fine della cerimonia pumpupum, salta fuori, salta fuori un ciribiribiru, pumpupum, anche lui , anche lui col suo gobbino pumpupum, faceva ridere faceva ridere da crepar tralala.
Intervistatrice: Adesso che abbiamo parlato delle storie
Testimone: I tre tamburin venivan dalla guerra/ i tre tambutin venivan dalla guerra/ li le rataplin, venivan dalla guerra. / E il più piccin dei tre avea un mazzin di rose/ il più piccin dei tre avea un mazzin di rose/ li le rataplin avea un mazzin di rose/ ( beh, te l’ho già detto, ma come mai?) La figlia del re che stava alla finestra/ la figlia del re che stava alla finestra/ li le rataplin che stava alla finestra/ 0 tamburin , mi dai codeste rose/ o tamburin , mi dai codeste rose/ li le rataplin , mi dai codeste rose/ Va’, tamburin, va’ a dirlo a mio padre, và’ tamburin, a dirlo a mio padre/ li le rataplin va’ a dirlo a mio padre/ Buongiorno Re di Spagna, mi date la vostra figlia/ “buongiorno Re di Spagna, mi date la vostra figlia?/ li le rataplin, mi date la vostra figlia/ Dimmi tamburin, quali sono le tue ricchezze/ dimmi tamburin, quali sono le tue ricchezze/li le rataplin, quali sono le tue ricchezze/ Le mie ricchezze son tamburi e le bacchette/ le mie ricchezze son tamburi e le bacchette/ li le rataplin, tamburi e le bacchette/ Va’ , o tamburin, ti faccio fucilare/ va’, o tamburin, tm faccio fucilare/ li le rataplin, ti faccio fucilare/lo mi difenderò con bombere e cannoni/ io mi difenderò con bombere e cannoni/ li le rataplin , con bombere e cannoni/ Dimmi, tamburin, quali sono le tue potenze/ dimmi tamburin, quali sono le tue potenze/ li le rataplin, quali sono le tue potenze/ Le mie potenze son la Francia e 1’Inghilterra/ le mie potenze son la Francia e 1’Inghilterra/ li le rataplin, la Francia e 1’Inghilterra/ Va’, o tamburin, va’ a prendere mia figlia/ và , o tamburin , a prendere mia figlia/ li le rataplin, a prendere mia figlia/ Io me ne infischierò di voi e di vostra figlia/ io me ne infischierò di voi e di vostra figlia/ li le rataplin di voi e di vostra figlia/ L’Italia ne ha, ne ha delle più belle,/ l’Italia ne ha, ne ha delle più belle/ li le rataplib ne ha delle più belle/ Vedi? Non l’ha più voluta.
Intervistatrice: Questa qui la cantava?
Testimone: Una ragazzina di Torino , che veniva sempre lassù dalla Marmurina, veniva d’estate, perché questi avevano anche una ragazza e sua mamma, sua mamma, andava, stava sempre a serva, come si diceva, da questa famiglia che erano ricchi, allora sua mamma aveva detto che voleva anche una figlia, così sua figlia, si chiamava Marì, Marì era del tempo mio e quella bambina si chiamava Clara, e veniva lassù d’estate con quella signora che era serventa là da questi erano ricchi a Torino, e portava quella ragazza lì, sì chiamava Clara e noi la facevamo cantare.
Intervistatrice: Fa questi qui dei Marmurin dove stavamo?
Testimone: Lassù, era quella casa bianca lì tacà a voialtri, che adesso è di Bertolin.
Intervistatrice: Capito. Fa come mai la donna andava a far la serventa? il marito non
Testimone: TI marito era a militare, suo marito era a militare, sua mamma era
Intervistatrice: E i bambini a chi li lasciava?
Testimone: I bambini era Marì.
Intervistatrice: Aveva solo quella?
Testimone: Sì. Sì
Intervistatrice: E a chi la lasciava?
Testimone: Alla nonna, là c’era la nonna, la zia e il nonno.
Intervistatrice: E lei andava a fare la serventa solo d’inverno o tutto l’anno?
Testimone: No, poi d’estate veniva un po’ su, veniva un po’ su, lavorava, li aiutava a lavo rare a, alla sua gente e portava quella ragazzina, si chiamava Clara, era simpatica.
Intervistatrice: E perché li chiamavano i Marmurin?
Testimone: Li chiamavano i Marmurin perché la nonna veniva da la Marmu, era cattiva, i Marmurin. Eh, questa qui era di quella ragazzina.
Intervistatrice: Anche quella dei gobbi?
Testimone: Quella dei gobbi, e un gobbo e una gobba.
Intervistatrice: era di quella ragazzina?
Testimone: Li quella ragazzina, veniva da Torino, era una bella ragazzina simpatica, perché e gli dava sempre a sua mamma tanti vestitini, portava su, perché loro erano poveri, e invece quella Marì aveva, dei bei vestitini e diceva: “Oh, me li ha portarti mia mamma.” Sua mamma veniva da Torino e loro sapevano quello , e gli dava anche i vestiti dell’altra bambina.
Intervistatrice: Cosa faceva, non sai cosa faceva il papà di quella bambina che erano ricchi?
Testimone: Non lo so, noi eravamo giovani sai, non pensavo di sapere, ma erano brava gente,
ma anche la mamma di questa Marì era la nuora della Marmurina, era una brava donna, ma la Marmurina era cattiva, e invece la mamma era brava, e si vede che con loro non poteva neanche stare quella povera donna, era brava, era simpatica, era anche una bella donnetta, cantava bene e veniva lassù a fare il fieno con loro, aiutava i vecchi a fare il fieno, e poi andava di nuovo , sempre nella stessa famiglia e allora diceva e poi aveva poi portato via anche Marì, l’aveva portata con loro a Torino, la guerra si era finita e lì davano ancora sempre delle robe, delle robe che, e l’altra bambina sapeva perché, e allora diceva : “Te, io non la porto più, ma per te, Marì, va ancora bene, se lo vuoi portare il mio vestito”, e Marì aveva sempre ancora dei bei vestiti, che veniva là, per noi erano proprio belli.
Io dicevo: “Che bel vestito!” “E’ di Clara, è di Clara, Clara mi ha detto: Marì , se lo vuoi per te, ti va ancora bene, io non lo porto più’”.
Intervistatrice: Non ti ricordi il cognome dì quella Clara?
Testimone: No, quella si chiamava Clara, ma, una ragazzina che si chiamava Clara, noi la facevamo cantare, “c’era un gobbo e una gobba”, già che.