Sono nata il 25 luglio 1953. Mia madre Pierina, 27 anni, per qualche calcolo sbagliato, mi attese per undici mesi. Da giovane sposa aveva affiancato il marito Pinin, nel suo lavoro di acciugaio. Era un montanaro, come tutti gli acciugai che scendevano dalla Borgata Ghio di Dronero verso la pianura. Pierina imparò la parlata occitana e a staccare le acciughe salate. Ad Alba la conoscevano tutti, l’anciuèra. Si alzava alle 3 del mattino e pranzava alle 3 del pomeriggio. Quattro giorni la settimana, per 40 anni, al mercato c’era lei, con tenacia, con le mani rotte dal freddo e dal sale. Intanto vennero i figli, Giorgio, Piercarlo e, quel 25 luglio, Elena. Era sabato, la mamma aveva fatto il mercato con la pancia di nove mesi. Si festeggiava la Madonna il giorno dopo, lassù a Ghio, così Pinin partì con i figli: l’aspettavano da undici mesi, non sarebbe certo nato quel giorno! Mia madre rimase sola a casa, in Piazza Rossetti 7. Arrivò un camion di casse di tonno, pesanti. Lo scaricò e poi sentì mal di schiena. Le vicine avvisarono zia Rina che, per preoccupazione, cucì a macchina per tutto il travaglio. Al fianco di Piera c’erano Lina, la generosa portinaia di Casa Miroglio e l’ostetrica Nandinotti. Il mio nome fu per tutti una sorpresa: avere una bimba era una speranza che la mamma non osava coltivare. Mi chiamò Elena, come Lina, come la padrona di casa, Elena Miroglio, come la regina Elena del Montenegro, questo mi diceva. Fui affidata, a Canove di Govone, alla balia Clarìn, che mi allattò fino a sedici mesi. Al mio ritorno mi aspettavano i miei fratelli e una bambola più alta di me, come testimonia la foto di Aldo Agnelli. Il martedì c’era il mercato: fui portata alle 6 di mattina, in una coperta, dalle suore di Maria Ausiliatrice, in via Accademia. Suor Angela Bologna mi prese nel suo letto; rividi la mamma la sera, verso le 17. Fino a sei anni la mia vita fu scandita da questi tempi. La capacità di resistere, la volontà, la tenacia mi arrivano da mia madre Pierina, da Lina, da zia Rina, dalla balia Clarin, da Suor Angela Bologna: donne forti che hanno accompagnato la mia crescita, alle quali devo il senso della mia vita. Elena Rovera
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