Leggo per te, Leggo per me 2023

L’Associazione Borgata Ghio ripropone l’iniziativa “Leggo per te, leggo per me” già intrapresa con successo nel 2022 per promuovere l’amore per la lettura e per le storie dell’area montana, con una raccolta di audio resa disponibile via social media e sul sito web dell’associazione, e fornita per la libera fruizione a associazioni e enti che si occupano di soggetti fragili.

Il progetto vuole promuovere e diffondere l’amore per il libro e per la lettura anche narrata in relazione con tematiche culturali, di tradizioni e saperi che caratterizzano l’area montana cuneese, e in particolare legate alla Borgata Ghio di Dronero dove l’Associazione ha sede e che si propone di rivitalizzare, andando a riscoprire e promuovere un ampio patrimonio che rischia di perdersi a causa dello spopolamento progressivo di questi territori.

Il progetto si articola in attività rivolte al pubblico sia in presenza che a distanza: a partire sia dai temi che emergono dai racconti di Anna Rovera, straordinaria testimone locale delle Storie da Codighiu, sia dalle interviste che le collocano nello spazio e nella vita quotidiana della Borgata Ghio di inizio ‘900, si lancerà attraverso i social una maratona di lettura, alla quale tutti potranno partecipare registrando un audio con la lettura di un brano tratto da un libro che sia collegato ad una delle sezioni tematiche del progetto.
Sono previste una giornata in presenza di avvio del progetto e una giornata dedicata esclusivamente ai bambini.

Le attività del progetto Leggo per te, leggo per me sono programmate per favorire l’inclusività, e, a tale scopo, si articolano in attività in presenza e a distanza.  La giornata conclusiva sarà organizzata all’aperto presso la Borgata Ghio, accessibile alle persone con disabilità.

Le iniziative

Maratona di lettura

Attraverso i social media le persone sono state invitate a scegliere un brano (un racconto breve, una poesia, una fiaba o il capitolo di un libro) da leggere in circa dieci minuti e registrare con lo smartphone o il pc, utilizzando auricolari con microfono incorporato per una qualità dell’audio ottimale. La registrazione dovrà includere il titolo del brano scelto e del libro da cui è tratto, insieme al nome dell’autore e l’editore. Una volta registrato, il brano può essere inviato alla casella di posta elettronica: associazioneborgataghio@gmail.com, aggiungendo nome, età, professione e città di provenienza.

Le sezioni tematiche, legate alle tradizioni di area montana e alla borgata, sono una prosecuzione rispetto alle tematiche del 2022:

  • Il lavoro conviviale
  • La tradizione: ho imparato da mio padre/da mia madre 
  • Gli strumenti di lavoro 
  • I beni comuni
  • La terra in cui sono nato 
  • La musica della festa
  • Il diritto allo studio
  • La terra è sacra
  • L’agricoltura contadina
  • Mai più la guerra

Le registrazioni saranno pubblicate sul sito dell’Associazione, divise per tematica e liberamente fruibili, nonché distribuite via social media. L’Associazione invierà copia di questo lavoro all’Associazione non vedenti provincia di Cuneo, ad alcune case di riposo della provincia di Cuneo e a strutture ospedaliere perché possano essere liberamente fruite da soggetti fragili che, per varie motivazioni, non possano leggere autonomamente o che preferiscano alla lettura l’ascolto.

Giornata di avvio del progetto

L’11 giugno 2023, durante il GIRO DELL’ACCIUGAIO, presso la Borgata Ghio saranno invitati tutti i partecipanti a proporre la loro lettura e a ricevere in premio un libretto con note storiche sulla Borgata. All’evento parteciperanno gli attori Paolo Tibaldi e Marta Zotti proponendo delle letture e delle interpretazioni tratte dalle “Storie da Codighiu”, con l’accompagnamento musicale del cantautore Paolo Carrero.

Giornata conclusiva

Sabato 16 settembre

Vòs che ‘t la cùnte 2023: Letture di fiabe e favole per i bambini

Obiettivi del progetto

Il progetto Leggo per te, leggo per me si prefigge di promuovere l’amore per la lettura attraverso l’organizzazione di due attività che prendono il loro avvio nelle tematiche della ricca tradizione orale tramandata dagli abitanti della borgata, incentrata sui racconti di storie e favole legate al territorio.

A partire da questo frammento di epos contadino, il progetto si propone quindi di incentivare la passione per la produzione letteraria di ogni genere.  Target principale di coinvolgimento sono i giovani, affinché si avvicinino al libro ed alla narrazione come compagni della loro crescita e ispiratori di creatività.

Partendo dagli spunti della tradizione prettamente orale delle “Storie da Codighiu”, che raccontavano ai bambini frammenti della vita rurale, montana e contadina, l’Associazione si prefigge di stimolare l’amore per la lettura e, attraverso un’attività di registrazione su supporto audio, attivare la generosità nel rendere trasmissibile a quanti non siano in grado di farlo autonomamente, il piacere della lettura.

L’Associazione coinvolgerà i giovani attraverso le scuole di numerosi Comuni della Regione perché possano sperimentare la forza che può derivare dall’offrire la propria voce per leggere ad altri un libro, una poesia un racconto.

Perchè da sempre l’uomo ha tramandato le proprie origini, la propria storia e i propri miti attraverso il racconto.

In sintesi il progetto si prefigge di:

Le motivazioni che animano il progetto sono le seguenti:

  • documentare l’esistenza di un’epica contadina dell’area montana cuneese e leggerne le connotazioni;
  • rendere omaggio alla memoria collettiva di una Borgata che, nel dopoguerra, come molti borghi della montagna italiana, si è svuotata, quasi a divenire fantasma o, quando se ne perdesse la memoria, a sembrare mai esistita;
  • documentare l’esistenza della singolare tradizione contadina- commerciale degli acciugai della Borgata Ghio e segnalarne i tratti artistici affidati alla peculiare tecnica narrativa sviluppata dagli stessi acciugai del borgo, fatto pressochè unico nella Valle Maira.;
  • riproporre questo patrimonio culturale come base per una nuova produzione letteraria e creativa, stimolando le nuove generazioni rapportarsi con questo patrimonio e reinterpretarlo in chiave attualizzata.

Il valore culturale: il patrimonio orale e letterario della Borgata Ghio

Le testimonianze

Anna Rovera è senza dubbio la principale testimone della tradizione orale della Borgata Ghio. Nata a Dronero nel 27/02/1909dopo essersi sposata il 21/08/1937, aveva seguito il marito, Rovera Magno, acciugaio, in Francia, dove avevano per qualche anno venduto acciughe ai mercati di Antibes e Vallauris.

Anna Rovera, con la sua voce modulata di soprano, cantava anche bellissime melodie, religiose o della cultura popolare occitana, che sono state raccolte in parte sugli stessi nastri magnetici. Anna Rovera è morta a Bra nel maggio del 2002.

Negli anni ’80-’90 Anna Rovera aveva accettato con piacere la proposta di essere di supporto a questo lavoro di raccolta della sua straordinaria testimonianza orale. Dalla sua voce sono state registrate, 23 storie della tradizione di Borgata Ghio, su nastro magnetico, Le Storie da Codighiu.

Le storie affrontano una serie variegata di tematiche, legate ai modi di vivere, ai mestieri, alle attività tipiche dell’area montana e della borgata, con riferimento a luoghi, aneddoti e produzioni locali.

La tecnica narrativa

Come molti degli abitanti di quella montagna, Anna Rovera aveva imparato a raccontare fiabe, con una ben precisa tecnica narrativa, caratterizzata da espedienti tanto semplici quanto efficaci: motti di stupore, pause, sottolineature con colpi leggeri delle mani, cambiamenti acuti o gravi della voce.

Non mutava tanto l’espressione del viso, e il corpo era fermo, si raccontava da seduti, mutava la voce.

Sono storie che nascono per essere raccontate, come in ogni tradizione orale.

La tecnica narrativa sviluppata dai montanari acciugai narratori è volta a catturare e mantenere l’attenzione del pubblico, a incutere paura o a far ridere a crepapelle.

E se, per qualche motivo (si è fatto tardi, nevica forte e chi racconta deve tornare a casa, ecc.), la storia deve essere interrotta, tutti supplicano perché il narratore non se ne vada, poichè la curiosità di sapere come andrà a finire è incontenibile.

Colpisce il fatto che dei montanari, persone semplici, che si direbbe avvezzi più alla fatica fisica che alla ricerca di un garbo estetico, dato dal ritmo e dal tono della voce, avessero invece appreso un’incredibile capacità narrativa. Era giunta loro attraverso la voce, attraverso la frequentazione assidua di quel palcoscenico che era la stalla. Allo stesso modo, raccontandola, proseguivano la tradizione, nel senso più vero della parola, cioè trasmettevano direttamente. 

Si raccontava che negli anni ‘30 un acciugaio soprannominato Barbìs, nel periodo invernale, alloggiasse a Montà d’Alba e pare che da Canale andassero a prenderlo col biròc, purchè scendesse a raccontare, data la sua maestria in questa arte.

La stalla: luogo di incontro e di narrazione

La tradizione della narrazione deriva indubbiamente dalla necessità di dover trascorrere lunghi mesi invernali di freddo e poca luce nell’unico ambiente confortevole che gli edifici della borgata offrivano: la stalla. Nella stalla convivevano gli animali, i neonati nelle culle, le donne che cucivano, cucinavano o allattavano, i bambini che giocavano, le ragazze che ricamavano il corredo e i vecchi che raccontavano.

Poteva di tanto in tanto essere ospitato qualche vicino di casa o, nel periodo carnevalesco, arrivare mascherato qualche giovanotto (i fremenète) che aspirava a corteggiare le ragazze.

La lunga permanenza in quegli ambienti umidi, insieme ad un’alimentazione scarsa e povera, fu una delle cause che per decenni portò molti degli abitanti ad ammalarsi di tubercolosi.

L’epica di borgata come guida morale

le Storie da Codighiu venivano raccontate ai bambini dai genitori, dai nonni, dagli anziani ed erano nella vita dei montanari una sorta di “guida morale” alla quale ispirarsi, quando ci fossero da prendere decisioni o dovendo accordare fiducia a degli estranei o in mille altri casi.

Questa raccolta è l’epica della borgata Ghio, tramandata di generazione in generazione e anche trasferita a persone di altri territori in virtù della particolare attività stagionale di acciugai svolta da quasi tutti gli uomini giovani e in salute di lassù.

Le Storie da Codighiu, infatti, venivano anche raccontate la sera, nelle stalle della pianura, dagli acciugai che, partendo dalla Borgata Ghio, si inoltravano nelle Langhe, nel Roero, verso Asti, Alessandria, Torino, Pinerolo, spingendosi fino a Milano, Pavia, Piacenza e anche a Domodossola.

La toponomastica

Le Storie da Codighiu sono storie ricche di riferimenti toponomastici: il loro teatro di azione sono il Fiandìn, Calùba, il Pian de Giringèna, la Selièra, i Chiòt derèi, il Biàl, il Baciàs, il Calatà, la Bàrma del Sarvanòt, Càuri. 

Si tratta dei diversi pascoli, boschi, slarghi o grotte intorno alla Borgata Ghio, spingendosi fin sul monte Chialmo, al Mestre e a Santa Margherita: questa era l’area di cui i bambini potevano avere conoscenza diretta.

Poi c’erano i luoghi assoluti: il mare, l’isola in mezzo al mare, il Paradiso, l’Inferno, una grande città, un castello e, raggiungibile solo dalla fantasia, lontano lontano.

Le Storie si svolgono anche nei diversi locali che caratterizzavano le abitazioni della borgata (lu selìe, l’estàbi, la stànsio) e la narrazione fa sempre riferimento agli attrezzi di lavoro della montagna (la fausìo, lu trènt, ecc.) o agli strumenti della cucina (la pèlo, la brùnso).

L’attività agricola

Altra ricchezza di queste storie è data dal frequente riferimento a quella biodiversità agricola che oggi si è in gran parte persa, oppure è nascosta e si potrebbe ancora cercare. Così sappiamo che a Ghio c’erano piante di mele Madamìn, di mele Bùte, di pere dla Ciapélo.

Sappiamo anche che il grano richiedeva, per evitare l’allettamento, due operazioni contrarie tra loro: “ambrundàr lu gran” e “desbrundàr lu gràn”, cioè creare delle interfile di circa 60 cm nei campi di grano in venivano piantati rami di faggio o di frassino aventi la funzione di sostegno.

Nelle storie, per la capacità del narratore di adattare a proprio favore la situazione, capita che questo o quel bambino della Borgata divenga personaggio del racconto e, mentre porta al pascolo le mucche o le capre, esattamente come avveniva nella realtà, si imbatte in una vecchietta magra magra dotata di poteri strordinari, oppure incontra un vecchio con i capelli e la barba bianchi che  può realizzare ogni suo desiderio se si comporterà da bambino gentile ed educato.

I temi: tribolazioni, amore, elementi magici, astuzia, animali

Sono sempre storie di tribolazioni da sopportare per arrivare ad un grande premio. Spesso è l’amore a guidare l’azione, amore per una fanciulla, per un giovane, ma anche amore fraterno. Hanno un ruolo importante degli elementi magici e alcuni personaggi che sono dotati di poteri sovrumani o alcuni animali (pesci, topi, uccelli) che capiscono l’uomo, possono parlargli direttamente e spesso contraccambiano il bene o il male ricevuti, anche salvandogli la vita.

Ma ci sono anche gli animali che nella Borgata, o lì intorno, vivono: i gatti, gli agnellini, il gallo e la gallina, le mucche, la mula, la volpe e il lupo, le vipere, il corvo, la gazza e, naturalmente, sono tutti animali parlanti.

Fondamentale è l’astuzia dei personaggi che ricorrono anche all’inganno per raggiungere il loro fine.

Tanto più astuto deve essere chi è piccolo di statura o di età e deve lottare contro forze grandi e malefiche.

L’intercalare in rima

Ognuna di queste storie è connotata da un intercalare in rima in occitano che nel corso della fiaba si ripete più volte, come un ritornello, e sottolinea in certi casi il significato simbolico di un determinato momento, oppure introduce uno specifico elemento narrativo.

“Oh, graiàs, graiasunèt, dame lu miu paiasunèt, senò la mio màire miràsto me màsso” dice la sorellina in una delle più elle Storie.

In latino maccheronico era invece l’incipit, che conferiva solennità al racconto che stava per iniziare:

“Tempus abremus, operamus boni, et in galeravi, qui farina non ebbi, polenta non feci, ven en bot, messo, Barge e Bagnol a i era en demoni, nianca el diau ca lu vol”.

La rima caratterizza di solito anche la parte finale di ogni Storia e sostituisce il “vissero felici e contenti, con il più popolano “timblo timbàlo, viulìn e clarinètte, avìo la sènevra sùto la cùa, chi vulìo balàr balàvo, chi vulìo chantàr chantàvo, l’arro­st sus la tàulo, chi vulìo taiàr taiàvo, e mì chi èru derèire de l’ùis i màn dunà in càus an tel cül ch’ài ancà lu pertùs èiro!

Partner dell’iniziativa

  • Comune di Dronero
  • Libreria Milton di Alba
  • Associazione Verdebaleno
  • Comunità Montana Valle Maira
  • Cifra Danza Teatro di Torino
  • Istituto Superio V Donadio, Dronero
  • Museo dei Mestieri Itineranti di Celle Macra
  • Unitre Alba

Patrocinio oneroso

la regione Piemonte ha gentilmente concesso un piccolo contributo per l’iniziativa

Leggo per te, leggo per me edizione 2022

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