“[…] E sua mamma era una che portava il latte al re, da tempo gli portava il latte tutte le mattine, tutte le mattine. Una mattina è andata a portarlo così, ha detto che suo marito era morto e il re gli ha detto: “Ma vediamo, lei aveva due figlie, adesso ne solo più uno solo” , dice “E il ragazzo? ” ” E il ragazzo è arrivato, il ragazzo è arrivato ieri sera, ha ancora fatto a tempo a vedere suo papà.” “Ebbene adesso non lo lasci più andar via, non stia più lì da sola sola. Vediamo”.
E suo papà era morto, han fatte il funerale e la mamma continuava ogni mattina a portare il latte al re, tutte le mattine. Dopo il patimento , come si fa, si era già ripresa, era contenta, ha detto: “No, Giuanin, non andare più via; lascia stare il lavoro là perché anche il re me l’ha detto che stessi a casa con me.” Allora e Giuanin dice che si era fatto un bell’uomo, un bel ragazzo e il re, che una volta gli ha detto: “Signora, sarei contento di conoscere suo figlio.” Gli chiamava, sai, da tempo che quella donna gli portava il latte, sapeva tutte le sue avventure. “E sarei contento di vederlo perché adesso è alto.” Poi la mamma era contenta: “Sì; sì, è un bravo ragazzo.” Ha dì: “Me lo porti a vedere, mi fa piacere di conoscerlo.” Allora la mamma gli ha detto a suo figlio: “Oh, Giuanin, sapessi cosa mi ha detto il re!” ” E che cosa ti ha detto?” “Mi ha detto che ha piacere di conoscerti.” Ha detto: “Ma non hai nessuna vestimenta, ah, avessi una bella vestimenta: presentarti così davanti al re!” E allora Giuanin ha pensato alla borsetta, ha preso la borsetta e la borsetta gli ha detto: “Comanda!” Ah, allora Giuanin ha detto: “Comando che mi sia qui, mi abbia una bella vestimenta, ma bella, se non più bella, uguale a quella del re.” Quello gli è arrivato una vestimenta, allora la mamma ha detto: “Allora Giuanin ti devo chiamare domani mattina? Vuoi venire dal re che vuole conoscerti?” ” E vado ma e ” ” E la vestimenta me la son comprata, sai comprata.” “Bravo.” La mamma la mattina prepara il latte come sempre, poi ha detto a Giuanin: “Vieni, andiamo a dare quella soddisfazione.” Allora è andato con sua mamma, sai il re va a vedere che si credeva magari di trovare uno straccione, e quando si è visto un bel ragazzo vestito così ha detto: “Uh, diamine, che ragazzo che ha quella signora, che è una povera donna, che eh, perché io non lo conoscevo, perché era stato del tempo via e si era fatto alto.”
Poi il re non sapeva quello della sua famiglia. E allora il mattino dopo, facendo conoscenza col re, il re aveva anche la figlia, il re aveva anche la figlia , e allora dice che lì quella mattina il re gli ha offerto il caffè, ha tirato a farsi bello perché; ha dì: “Aveva ragione, signora”, e tutto a posto. E Giuanin ha dato, ha guardato la figlia, vedeva una bella ragazza, e allora passava il tempo.
Giuanin ha detto: “Adesso come faccio? Dico a mia mamma che gli dica”, non si sentiva a chiederlo a lei, ha detto: “Faccio chiamare dalla mia mamma. Mamma vorrei che mi faccia un piacere.” ” Sì, sì, cosa devo fare?” Perché dice, perché lei l’aveva trattato proprio. “Devi chiedere al re se mi dà la sua figlia per sposa.” Oh, sua mama ha detto: “Oh, Giuanin, oh, Giuanin, per carità non pensare delle cose così; no, il re non ti dà la figlia per sposa.” ” Ma – ha detto- chiedigli, chiedergli non costa mica niente.” ” Eh, può costare niente e può costare tanto.” ” Tu chiedigli solo.” Oh, quella mattina la mamma è andata a portare il latte, ma la gente si conosce quando, sai, e il re, il re gli ha detto: “Ma cosa c’è, signora, cosa è successo?” “Maestà, io non so come dirglielo.” “Perché suo figlio è andato via?” Dice: “No, non è andato via.” Dice: “Io non mi oso, mi scusi pure, faccia come vuole di me, mio figlio ha detto di chiedergli la sua figlia da sposa.” Ah, il re subito lì ha detto: “Ma ho visto che suo figlio è un bel ragazzo, pero è anche impertinente, eh, è anche impertinente.” Ma sua mamma era tutta mortificata, à dì: “Io sono mortificata.” “Ebbene adesso gli dice a suo figlio che se domani mattina non mi porta, quando mi porta il latte, se non mi porta un cestino ? , un cestino di fichi, ma freschi, ancora con le foglie attaccate.” E sua mamma è andata a casa, a & momenti non poteva più parlare: “Te l’ho detto, Giuanin!” ” Ma cosa mi hai detto?”
“Di non fare quella cosa.” ” E cosa ti ha detto il re?” “Mi ha detto così e così: se domani mattina io non gli porto un cavagnino di fichi, quando gli porto il latte, ma belli freschi, ti fa tagliare la testa. E tu deve vai a prendere i fichi adesso, a questa stagione” “Ch – ha detto- prima che sia domani mattina!” Adesso aveva la borsetta del comando. Sua, mamma dice che la notte non ha più dormito niente, la povera donna. Al mattino ha chiamato Giuanin: “Ch, io a momenti devo andare a portare il latte alle otto.” Giuanin ha detto: “Ebbene adesso mi alzo” Ha toccato la borsetta, la borsetta dice: “Oh, comanda.”
“Comando che ci sia un cestino di fichi, ma bei freschi, che il re, anche che è re, non sappia dove andarli a prendere a questa stagione.” E quello è arrivato lì un cavagninetto di fichi, ma proprio una meraviglia. Ch, tutto contento à dì: “Te’ mamma, insieme al latte portargli anche i fichi, alé.”
“Ma questa qui non so dove è stata lavorata, quel ragazzo che cosa gli succede adesso”
Ad ogni modo, il figlio ha ringraziato.
Alla mattina dopo la mamma andava su a portare il latte, ha portato il latte come sempre e adesso gli dice al re “Se mi dà le” . Dice : “Ma mio figlio mi ha di nuovo detto di chiedergli.” Ha detto: “Ma suo figlio sarà un bravo ragazzo, ma è impertinente a chiamarmi mia figlia. E adesso gli dice a suo figlio che se non, domani mattina, quando domani o dopodomani, che mi porti un cestino di pesche, di pesche ma proprio raccolte dalla pianta, al momento.” Eh, sua mamma è andata a casa, spaventata; ha detto: “Giuanin, ma te l’ho detto, il re ti fa ammazzare, ti fa ammazzare.” “Cosa succede?” “E così e così . “
“Ah, prima che sia dopodomani portiamo, gli prepariamo le pesche. ” La mattina dopo ha portato il latte, niente. Il secondo giorno ha detto: “Giuanin, se sei capace, hai comandato delle pesche?” A’ dì: “Le ho comandate.” e ha toccato la “borsetta e la borsetta: “Comanda.” ” Comando che io abbia un cestino di pesche, ma proprio che il re non le abbia, mai viste belle così, proprio distaccate dalla pianta.” Allora la mamma non sapeva neanche orizzontarsi, era solo contenta a vedere quel cestino da portargli al re insieme al latte, e le ha portate, e il re ha detto: “Oh, sì, suo figlio è proprio in gamba, non è solamente bello, è in gamba. Adesso io gli do mia figlia , però io voglio che lui si faccia fare qui davanti, come fosse lì nel suo, davanti alla mia, perché non voglio mandare la mia figlia là nella sua casa, signora mi scusi, ma, una palazzina uguale alla mia, uguale, come la mia. Gli do quindici giorni di tempo.” E , la mamma, gli son cadute le braccia, credeva già di avercela fatta. E’ andata a casa tutta così. Giuanin ha detto: “Ma cosa ha detto?” “Eh, Giuanin, Giuanin, cos’hai fatto?” “E le mie pesche gli son piaciute?” […]
da La storia dei suc, raccontata da Anna Rovera, classe 1909
