“[…] E sua mamma era una che portava il latte al re, da tempo gli portava il latte tutte le mattine, tutte le mattine. Una mattina è andata a portarlo così, ha detto che suo marito era morto e il re gli ha detto: “Ma vediamo, lei aveva due figlie, adesso ne solo più uno… Read More Fichi e pesche, d’inverno, per il re
“Da bambino, verso il 1923, al pascolo, cercavo qualche lumaca: se la trovavo la mangiavo viva e cruda perché se accendevo un piccolo fuoco i ragazzi più grandi se ne sarebbero accorti e mi avrebbero raggiunto per prendermela e mangiarla loro”. Giuseppe Rovera, acciugaio, classe 1915
“Ah, di capre ne avevamo, noi ne tenevamo poco, ne avevamo avuta una perché quando avevamo i vitellini e gli davamo tutto il latte ai vitellini e ai bambini poi, allora quella capra prendevamo il latte per, per bere un po’ noi, ma noi non ci piaceva quel latte della capra, sembrava un po’ forte,… Read More Il latte di Magèl, la capra
Questo un aneddoto che veniva raccontato fino agli anni ’70 a tutti i bambini di Ghio. “Un uomo passa da Codighiu e si ferma a salutare un amico.Questi, gentilmente gli propone: “Fermati a mangiare da noi, mia moglie sta facendo la polenta!”L’altro risponde: “Eiro vièn, cunfùrm la stìso bàt!” [trad. Adesso vediamo, secondo come cade… Read More Cunfùrm la stìso bàt
“La pappo è la paciarina di grano, ma, oh, me lo diceva Angelina e tutta la gente, diceva : ‘Ma tua nonna faceva buona”, e mia mamma diceva: ‘Eh, già che nonna la faceva buona, perché nonna prendeva la panna del latte, del latte che aveva munto le mucche la sera, lì , c’era la panna e… Read More La pappo
“Noi delle volte compravamo quel vino di pum, nell’autunno, quando facevano il vino, ma io mi ricordo che non era tanto buono, lì magari cumfurma mettevano la roba, e magari lì a batterli, a macinare portavano quelle un po’ di scarto, non so ma così stava un po’ bruschetto, poi io mi ricordo che la… Read More Vin de pum
“Noi prendevamo la panna per fare il burro, poi la facevamo quagliare, più grossa che quella lì, la padella, facevamo quagliare e quando poi la mettevamo, quando era quagliato come fosse adesso, come dite, la brusa, la ricotta. La brusa, quella era ben legato lì, facevano scolare, quello si scolava lì, quando era ben scolato,… Read More L’uovo, l’avrei mangiato con gli occhi
Rovera Giovanni Spirito, nato a Dronero l’11/10/1922, celibe.In guerra perse il braccio destro, ma ciò non gli impedì di erre uno degli uomini più robusti della borgata, dotato di una forza fisica eccezionale. Si raccontava che, andando un giorno a tagliare il fieno sulla montagna, insieme ad altri 5 falciatori, fu il primo ad arrivare… Read More Raviole da Codighiu
“Le nostre mele noi dicevamo i bute, ce n’erano di rosse e di pallide e anche i madamìno. Di pere avevamo quelle ‘d la ciapello, maturavano tardi.Noi le mangiavamo crude, la mamma ci sgridava diceva “Sarebbero tanto buone cotte, ma vusàuti avè pa’ tèmp, i mangè vèrde”. Anna Rovera, classe 1909
Io avevo 14 anni e qualche mese quando sono partito per andare a lavorare come garzone acciugaio dal Marcand. Ero vestito con un paio di calzoni, una giacchetta e una camicia. Fino ad allora ero cresciuto più di fame che di pane. Ero fragile e mingherlino, avevo sempre fame.Là a Piacenza, invece, avevamo tutto, avevamo… Read More Ero cresciuto più di fame che di pane
ASSOCIAZIONE BORGATA GHIO 